Cosa si prova a essere vivi? Vivendo, ci si trova sotto una cascata. Si lascia deliberatamente la riva addormentata; ci si libera dei vestiti impolverati, ci si fa strada a piedi nudi sulle rocce alte e scivolose, si trattiene il respiro, si sceglie l'appoggio e si entra nella cascata. L'acqua dura ti bagna il cranio, ti sbatte in pezzi sulle spalle e sulle braccia. L'acqua forte scende accanto a voi e la sentite lungo i polpacci e le cosce che sale ruvida, fino alla superficie ribollente, piena di bolle che scivolano sulla pelle o si infrangono su di voi a tutta velocità. Si può respirare qui? Qui dove la forza è massima e solo la forza del collo tiene il fiume lontano dalla faccia. Sì, si può respirare anche qui. Si può imparare a vivere così. E si può, se ci si concentra, anche guardare la riva lontana, tranquilla, dove si cerca di alzare le braccia. Che frastuono nelle orecchie, che rumore sparso! È il tempo che ti martella, il tempo. Sapere di essere vivi significa osservare da ogni lato il breve tempo della propria generazione che si allontana con la stessa velocità con cui i fiumi scendono nell'aria, e sentirlo colpire.