Sai, sento ancora nei miei polsi certi echi dell'abilità di chi spinge le carrozzine, come, ad esempio, la disinvolta pressione verso il basso che si esercitava sulla maniglia per far sì che la carrozzina si ribaltasse e salisse sul marciapiede. Prima arrivò un elaborato veicolo grigio topo di fabbricazione belga, con grassi pneumatici autoid e lussuose molle, così grande che non poteva entrare nel nostro gracile ascensore. Rotolava sui marciapiedi in una lenta maestosità, con il bambino intrappolato all'interno che giaceva supino, ben coperto di piumino, seta e pelliccia; Solo i suoi occhi si muovevano, con circospezione, e a volte si volgevano verso l'alto con un rapido movimento di ciglia vistose per seguire l'allontanarsi dell'azzurro dei rami che scorreva via dal bordo del cofano semiabbassato della carrozza, e di lì a poco lanciava un'occhiata sospettosa al mio viso per vedere se gli alberi e il cielo stuzzicanti non appartenessero, forse, allo stesso ordine di cose dei sonagli e dell'umorismo dei genitori. Seguiva una carrozza più leggera e in questa, mentre girava, tendeva a sollevarsi, tendendo le cinghie, aggrappandosi ai bordi, restando lì non tanto come il passeggero intontito di una nave da diporto quanto come uno scienziato incantato in un'astronave, osservando le matasse maculate di un mondo vivo e caldo, osservando con interesse filosofico il cuscino che era riuscito a gettare in mare e cadendo lui stesso quando un giorno una cinghia si ruppe. Ancora più tardi, salì su uno di quei piccoli marchingegni chiamati passeggini; dalle prime altezze molleggiate e sicure, il bambino scendeva sempre più in basso, finché, quando aveva circa un anno e mezzo, toccò terra davanti al passeggino in movimento, scivolando in avanti dal suo seggiolino e battendo il marciapiede con i talloni in attesa di essere lasciato libero in qualche giardino pubblico. Una nuova ondata evolutiva cominciò a gonfiarsi, sollevandolo gradualmente di nuovo da terra, quando, per il suo secondo compleanno, ricevette una Mercedes da corsa lunga un metro e mezzo, dipinta d'argento e azionata da pedali interni, come un organo, che guidava con un rumore di pompaggio e sferragliamento su e giù per il marciapiede del Kurfurstendamm, mentre dai finestrini aperti proveniva il ruggito moltiplicato di un dittatore che ancora si batteva il petto nella valle di Neander che avevamo lasciato alle spalle.

Autor: Vladimir Nabokov

Sai, sento ancora nei miei polsi certi echi dell'abilità di chi spinge le carrozzine, come, ad esempio, la disinvolta pressione verso il basso che si esercitava sulla maniglia per far sì che la carrozzina si ribaltasse e salisse sul marciapiede. Prima arrivò un elaborato veicolo grigio topo di fabbricazione belga, con grassi pneumatici autoid e lussuose molle, così grande che non poteva entrare nel nostro gracile ascensore. Rotolava sui marciapiedi in una lenta maestosità, con il bambino intrappolato all'interno che giaceva supino, ben coperto di piumino, seta e pelliccia; Solo i suoi occhi si muovevano, con circospezione, e a volte si volgevano verso l'alto con un rapido movimento di ciglia vistose per seguire l'allontanarsi dell'azzurro dei rami che scorreva via dal bordo del cofano semiabbassato della carrozza, e di lì a poco lanciava un'occhiata sospettosa al mio viso per vedere se gli alberi e il cielo stuzzicanti non appartenessero, forse, allo stesso ordine di cose dei sonagli e dell'umorismo dei genitori. Seguiva una carrozza più leggera e in questa, mentre girava, tendeva a sollevarsi, tendendo le cinghie, aggrappandosi ai bordi, restando lì non tanto come il passeggero intontito di una nave da diporto quanto come uno scienziato incantato in un'astronave, osservando le matasse maculate di un mondo vivo e caldo, osservando con interesse filosofico il cuscino che era riuscito a gettare in mare e cadendo lui stesso quando un giorno una cinghia si ruppe. Ancora più tardi, salì su uno di quei piccoli marchingegni chiamati passeggini; dalle prime altezze molleggiate e sicure, il bambino scendeva sempre più in basso, finché, quando aveva circa un anno e mezzo, toccò terra davanti al passeggino in movimento, scivolando in avanti dal suo seggiolino e battendo il marciapiede con i talloni in attesa di essere lasciato libero in qualche giardino pubblico. Una nuova ondata evolutiva cominciò a gonfiarsi, sollevandolo gradualmente di nuovo da terra, quando, per il suo secondo compleanno, ricevette una Mercedes da corsa lunga un metro e mezzo, dipinta d'argento e azionata da pedali interni, come un organo, che guidava con un rumore di pompaggio e sferragliamento su e giù per il marciapiede del Kurfurstendamm, mentre dai finestrini aperti proveniva il ruggito moltiplicato di un dittatore che ancora si batteva il petto nella valle di Neander che avevamo lasciato alle spalle. - Vladimir Nabokov


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