C'è stato un tempo in cui ho vissuto l'architettura senza pensarci. A volte riesco quasi a sentire in mano una particolare maniglia della porta, un pezzo di metallo a forma di dorso di cucchiaio. La prendevo in mano quando andavo nel giardino di mia zia. Quella maniglia mi sembra ancora un segno speciale di ingresso in un mondo di umori e odori diversi. Ricordo il rumore della ghiaia sotto i piedi, il morbido scintillio della scala di rovere cerato, sento la pesante porta d'ingresso che si chiude dietro di me mentre percorro il corridoio buio ed entro in cucina, l'unica stanza veramente illuminata della casa.