Il dolore può distruggerti o concentrarti. Potete decidere che una relazione non è servita a nulla se è dovuta finire con la morte, e voi soli. Oppure potete rendervi conto che ogni momento aveva un significato più grande di quello che osavate riconoscere in quel momento, un significato così grande che vi ha spaventato, così avete vissuto e dato per scontato l'amore e le risate di ogni giorno, senza permettervi di considerarne la sacralità. Ma quando è finita e siete soli, cominciate a capire che non si trattava solo di un film e di una cena insieme, non solo di guardare i tramonti insieme, non solo di lavare il pavimento o i piatti insieme o di preoccuparsi per una bolletta elettrica alta. Era tutto, era il perché della vita, ogni evento e ogni momento prezioso. La risposta al mistero dell'esistenza è l'amore che avete condiviso, a volte in modo così imperfetto, e quando la perdita vi risveglia alla sua bellezza più profonda, alla sua sacralità, non riuscite ad alzarvi dalle ginocchia per molto tempo, siete spinti a inginocchiarvi non dal peso della perdita, ma dalla gratitudine per ciò che l'ha preceduta. E il dolore è sempre lì, ma un giorno non il vuoto, perché nutrire il vuoto, consolarsi con esso, significa mancare di rispetto al dono della vita.
