La felicità
Non c'è modo di spiegare la felicità,
o il modo in cui si presenta come un prodigo
che torna nella polvere ai tuoi piedi
dopo aver sperperato una fortuna lontana.
E come puoi non perdonare?
Fai un banchetto in onore di ciò che
era andato perduto, e prendi al suo posto l'abito più bello
che avevi conservato per un'occasione
che non potevi immaginare, e piangi notte e giorno
per sapere che non sei stato abbandonato,
che la felicità ha salvato la sua forma più estrema
per te solo.
No, la felicità è lo zio che non hai mai
conosciuto, che vola con un monomotore
sulla pista d'atterraggio erbosa, fa l'autostop
in città e chiede informazioni a ogni porta
fino a quando non ti trova addormentato a metà pomeriggio
come spesso sei durante le ore impietose
della tua disperazione.
Viene dal monaco nella sua cella.
Viene alla donna che spazza la strada
con una scopa di betulla, al bambino
la cui madre è svenuta per l'alcol.
Viene all'amante, al cane che mastica
un calzino, al pusher, al cestaio,
e all'impiegato che impila barattoli di carote
nella notte.
Viene persino al masso
all'ombra perpetua delle pinete,
alla pioggia che cade sul mare aperto,
al calice di vino, stanco di contenere vino.
Author: Jane Kenyon