Non sapete cosa significhi crescere con una madre che non ha mai detto una cosa positiva in vita sua, né sui figli né sul mondo, che era sempre sospettosa, che ti abbatteva sempre e spaccava i tuoi sogni. Quando la mia prima amica di penna, Tomoko, smise di scrivermi dopo tre lettere, fu lei a ridere: Pensi che qualcuno perderà la vita scrivendoti? Naturalmente piansi; avevo otto anni e avevo già pianificato che Tomoko e la sua famiglia mi avrebbero adottato. Mia madre, naturalmente, vide bene nel midollo di quei sogni e rise. Non ti scriverei nemmeno, mi disse. Era quel tipo di madre: che ti fa dubitare di te stesso, che ti spazzerebbe via se glielo permettessi. Ma non ho nemmeno intenzione di fingere. Per molto tempo le ho lasciato dire quello che voleva su di me e, quel che è peggio, per molto tempo le ho creduto.