Se una cosa era giusta, tutto il resto doveva essere giusto; la cosa era assiomatica. Era vero che la felicità doveva essere spesso corteggiata, supplicata, lottata; ma lui dava per scontato che una donna fosse fatta così: non arrivava a metà strada per soddisfare il desiderio, o se lo faceva, c'era qualcosa di sbagliato in lei. Si sottraeva istintivamente alla passione, ma la sua ritrosia la infiammava suo malgrado; poi, quando cedeva a malincuore, ecco che la compassione spingeva la sua risposta. Non c'è passione senza compassione, non c'è compassione senza amore, così che la sua passione era la prova positiva del suo amore. Poiché ogni atto d'amore è un atto di conformità, era giusto esserne grati - la sua resa era così bella - un complimento inebriante che riempiva di una perenne coscienza di realizzazione.