Ci dicono che dobbiamo imparare a vivere con meno, e insegnare ai nostri figli che le loro vite saranno meno piene e prospere di quanto lo siano state le nostre; che l'America dei prossimi anni sarà un luogo dove - a causa dei nostri eccessi passati - sarà impossibile sognare e realizzare quei sogni. Io non ci credo. E credo che non ci crediate nemmeno voi. È per questo che mi candido alla presidenza. Non posso e non voglio assistere alla distruzione di questo grande Paese. I nostri leader cercano di attribuire la colpa dei loro fallimenti a circostanze che sfuggono al loro controllo, a false stime di esperti sconosciuti e non identificabili che riscrivono la storia moderna nel tentativo di convincerci che il nostro elevato tenore di vita, frutto di parsimonia e duro lavoro, è in qualche modo una stravaganza egoistica a cui dobbiamo rinunciare per condividere la scarsità. Non sono d'accordo sul fatto che la nostra nazione debba rassegnarsi a un inevitabile declino, cedendo la sua orgogliosa posizione ad altre mani. Non sono assolutamente disposto a vedere questo Paese venir meno ai suoi obblighi verso se stesso e verso gli altri popoli liberi del mondo.