Ci prendemmo la libertà di fare alcune domande sul motivo delle loro pretese di fare guerra a nazioni che non avevano fatto loro alcun male, e osservammo che consideravamo nostri amici tutti gli uomini che non ci avevano fatto alcun torto, né ci avevano dato alcuna provocazione.
L'ambasciatore [di Tripoli] ci rispose che ciò era fondato sulle leggi del loro Profeta, che era scritto nel loro Corano che tutte le nazioni che non avevano riconosciuto la loro autorità erano peccatrici, che era loro diritto e dovere far loro guerra ovunque si trovassero, e rendere schiavi tutti coloro che potevano prendere come prigionieri, e che ogni Mussulmano che fosse ucciso in battaglia era sicuro di andare in Paradiso.