Quando finisco un lavoro, rimango immobile, congelato e triste. Il mio innato perfezionismo mi scoraggia dal finire; mi scoraggia persino dall'iniziare. Ma mi distraggo facendo quello che faccio. Quello che mi viene in mente è dentro di me e non è opera della volontà, ma il risultato di un abbandono. Comincio perché non riesco a pensare; finisco perché sono spiritualmente incapace di rimandare; questo libro è l'interprete della mia vigliaccheria.