La comparsa nella psichiatria, nella giurisprudenza e nella letteratura del XIX secolo di tutta una serie di discorsi sulle specie e sottospecie dell'omosessualità, dell'inversione, della pederastia e dell'"ermafroditismo psichico" rese possibile un forte avanzamento dei controlli sociali in quest'area di "perversione"; ma rese anche possibile la formazione di un discorso "inverso": l'omosessualità cominciò a parlare a suo nome, a chiedere che venisse riconosciuta la sua legittimità o "naturalità", spesso con lo stesso vocabolario, utilizzando le stesse categorie con cui veniva squalificata dal punto di vista medico.