Leggendo queste storie, si è tentati di pensare che
le arti da apprendere siano quelle dell'inseguimento, della caccia,
della navigazione, della sopravvivenza e della fuga. Anche nel mondo
quotidiano del presente, l'ansia di sopravvivenza
si manifesta in automobili e vestiti per
occasioni ben più dure di quelle a portata di mano, come a esprimere un qualche
senso di durezza delle cose e di prontezza nell'affrontarle. Ma le vere difficoltà, le vere arti della sopravvivenza,
sembrano trovarsi in ambiti più sottili. Lì, ciò che viene richiesto è una sorta di resilienza della psiche, una disponibilità ad
affrontare ciò che viene dopo. Questi prigionieri mettono in scena in maniera
forte e drammatica ciò che accade in ogni vita: le
transizioni per cui si cessa di essere ciò che si era. Raramente
è così drammatico, ma comunque qualcosa di
questo viaggio tra il vicino e il lontano continua in
ogni vita. A volte una vecchia fotografia, un vecchio amico,
una vecchia lettera vi ricorderanno che non siete più quelli che
eravate un tempo, perché la persona che abitava tra loro, apprezzava
questo, sceglieva quello, scriveva così, non esiste più. Senza
accorgersene si è percorsa una grande distanza; lo
strano è diventato familiare e il familiare, se non
strano, almeno scomodo o imbarazzante, un indumento
superato. E alcune persone viaggiano molto più di
altre. C'è chi riceve come diritto di nascita un adeguato
o almeno indiscusso senso di sé e chi
comincia a reinventarsi, per sopravvivenza o per
soddisfazione, e viaggia lontano. C'è chi eredita valori
e pratiche come una casa che abita; c'è chi deve
abbattere quella casa, trovare il proprio terreno, costruire da zero, anche come metamorfosi psicologica.

Autore: Rebecca Solnit

Leggendo queste storie, si è tentati di pensare che<br />le arti da apprendere siano quelle dell'inseguimento, della caccia,<br />della navigazione, della sopravvivenza e della fuga. Anche nel mondo<br />quotidiano del presente, l'ansia di sopravvivenza<br />si manifesta in automobili e vestiti per<br />occasioni ben più dure di quelle a portata di mano, come a esprimere un qualche<br />senso di durezza delle cose e di prontezza nell'affrontarle. Ma le vere difficoltà, le vere arti della sopravvivenza,<br />sembrano trovarsi in ambiti più sottili. Lì, ciò che viene richiesto è una sorta di resilienza della psiche, una disponibilità ad<br />affrontare ciò che viene dopo. Questi prigionieri mettono in scena in maniera<br />forte e drammatica ciò che accade in ogni vita: le<br />transizioni per cui si cessa di essere ciò che si era. Raramente<br />è così drammatico, ma comunque qualcosa di<br />questo viaggio tra il vicino e il lontano continua in<br />ogni vita. A volte una vecchia fotografia, un vecchio amico,<br />una vecchia lettera vi ricorderanno che non siete più quelli che<br />eravate un tempo, perché la persona che abitava tra loro, apprezzava<br />questo, sceglieva quello, scriveva così, non esiste più. Senza<br /> accorgersene si è percorsa una grande distanza; lo<br />strano è diventato familiare e il familiare, se non<br />strano, almeno scomodo o imbarazzante, un indumento<br />superato. E alcune persone viaggiano molto più di<br />altre. C'è chi riceve come diritto di nascita un adeguato<br />o almeno indiscusso senso di sé e chi<br />comincia a reinventarsi, per sopravvivenza o per<br />soddisfazione, e viaggia lontano. C'è chi eredita valori<br />e pratiche come una casa che abita; c'è chi deve<br />abbattere quella casa, trovare il proprio terreno, costruire da zero, anche come metamorfosi psicologica. - Rebecca Solnit


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