Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo.
Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quello che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.
Così per noi anche l'ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso del pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell'offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio. E' stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti; e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.
He could hardly read or write but his heart spoke the language of the good
Primo LeviWe who survived the Camps are not true witnesses. This is an uncomfortable notion which I have gradually come to accept by reading what other survivors have written, including myself, when I re-read my writings after a lapse of years. We, the survivors, are not only a tiny but also an anomalous minority. We are those who, through prevarication, skill or luck, never touched bottom. Those who have, and who have seen the face of the Gorgon, did not return, or returned wordless.
Primo LeviOggi, questo vero oggi in cui io sto seduto a un tavolo e scrivo, io stesso non sono convinto che queste cose sono realmente accadute.
Primo LeviAli kamo idemo, ne znamo. Možda ćemo uspjeti preživjeti boleštine i umaknuti selekcijama, možda ćemo izdržati napor i glad koji nas rastaču: a onda? Ovdje, trenutačno daleko od psovki i batina, iznova se možemo vratiti sebi samima i meditirati, a tada postaje jesno da se nećemo vratiti. Mi smo putovali sve dovde u plombiranim vagonima! Vidjeli smo kako put ništavila odlaze naše žene i djeca; nakon što su od nas napravili robove, marširali smo sto puta tamo-amo zaludu, ugašene duše prije bezlične smrti. Nećemo se vratiti. Odavde nitko ne smije izaći, jer bi u svijet mogao ponijeti, zajedno sa znakom utisnutim u tijelo, opaku vijest o tome koliko čovjeku treba hrabrosti, u Auschwitzu, da bude čovjek.
Primo LeviNo one must leave here and so carry to the world, together with the sign impressed on his skin, the evil tidings of what man's presumption made of man in Auschwitz.
Primo LeviWe too are so dazzled by power and money as to forget our essential fragility, forget that all of us our in the ghetto, that the ghetto is fenced in, that beyond the fence stands the lords of death, and not far away the train is waiting.
Primo LeviIt was the shame we knew so well, the shame that drowned us after the selections, and every time we had to watch, or submit to, some outrage: the shame that the Germans did not know, that the just man experiences at another man's crime; the feeling of guilt that such a crime should exist, that it should have been introduced irrevocably into the world of things that exist, and that his will for good should have proved too weak or null, and should not have availed in defense.
Primo LeviShe had asked the older women: "What is that fire?" And they had replied: "It is we who are burning.
Primo LeviTutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta.
Primo LeviTag: vita felicità infelicità
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